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I Naselli in Sicilia

La Famiglia Naselli è stata una delle più importanti della Sicilia. Secondo gli storiografi la famiglia Naselli ha origini longobarde, precisamente discenderebbe da Palatino (cognominatus “Nasello”), figlio di Liutprando re dei Longobardi, nato intorno all’anno 738.

Capostipite del ramo siciliano è Pericone Nasello o Naselli, che si trasferì in Sicilia nel 1298 e si stabilì nel territorio di Piazza Armerina; il 26 giugno 1336 Periconio Naselli ebbe riconosciuta da re Federico II d’Aragona di Sicilia la propria discendenza da Liutprando, fu investito del titolo di barone sul feudo della Mastra e, nel 1439, Periconio II per privilegio di re Alfonso divenne regio “Magister Iuratus”. Il privilegio più rilevante per questa famiglia però fu quello concesso da re Alfonso nel 1448, che esentava Periconio e i suoi discendenti da tutte le collette, tasse, donativi, gabelle ed altri obblighi e funzioni, li autorizzava a portare qualsiasi arma (anche proibita) 

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e infine, per le cause civili e militari, potevano essere giudicati solo dalla Corte del Gran Siniscalco e non da tribunali ordinari. Questo privilegio si perpetrò fino all’abolizione della feudalità.

La signoria dei Naselli a Comiso

(dal 1453 al 1816)

1455

Periconio II Naselli riceve da Re Alfonso l’investitura della baronia e terra di Comiso

1479

Il 3 novembre Pietro Naselli, detto Periconetto, nipote di Periconio II, riceve l’investitura della baronia e terra di Comiso e del feudo della Mastra 

1517

Baldassarre I viene investito barone di Diesi, grazie al matrimonio con Isabella, figlia di Luigi Montaperto, barone di Diesi

1518

Baldassare II Naselli riceve l’investitura della baronia e terra di Comiso e del feudo della Mastra (attuale territorio compreso tra i comuni di Riesi e Mazzarino)

1558

Gaspare II Naselli riceve l’investitura della baronia e terra di Comiso, dei feudi della Mastra e del Diesi

1566

Gaspare II Naselli, detto il Rosso, Sposa Beatrice Aragona

1585

Per iniziativa del conte Gaspare II Naselli, alla Chiesetta della Misericordia viene annesso il pubblico Ospedale detto Monte di Pietà

1586

Il conte Gaspare II Naselli muore il 19 aprile del 1586, all’età di 42 anni e viene sepolto nel monumento funebre posto nella Chiesa di S. Antonio (oggi San Francesco). La signoria del conte Gaspare II Naselli era stata per Comiso il tempo della sua vera resurrezione economica e sociale. Beatrice Aragona Branciforte, tutrice del figlio Baldassare III , riceve l’investitura della contea di Comiso in seguito alla morte del marito

1606

Baldassare III (investito conte di Comiso, barone di Mastra e di Diesi nel 1586) ottiene la licenza di popolare il feudo di Diesi, dove venne edificata Aragona. Il suo successore, Luigi I

1614

Luigi I Naselli riceve l’investitura della terra e del contado di Comiso

1625

Luigi I Naselli ottiene il titolo di principe d’Aragona. Viene investito principe di Aragona, per sé, suoi eredi e successori, seguendo la legge del maggiorasco

1640

Luigi I Naselli viene nominato vicerè della provincia di Cosenza

1674

Baldassare IV Naselli ottiene l’investitura del contado di Comiso e del principato di Aragona

1679

Baldassare IV Naselli ottiene l’investitura della terra e della baronia di Casalnuovo (NA)

1693

Il disastroso terremoto che interessò tutto il val di Noto, rase al suolo una parte del Castello e le maggiori chiese cittadine e fece 90 morti.

1694

Baldassare IV Naselli ottiene l’onorificenza del Teson d’oro

1698

Baldassare IV Naselli acquista la baronia e la terra della Tonnara, il caricatore di Castellamare del Golfo e il feudo di Pumo

1702

Baldassare IV rinuncia a tutti i suoi titoli e dona la contea di Comiso al figlio Luigi II Naselli, poi si ritira a vita privata vestendo l’abito talare

1703

Luigi II Naselli riceve l’investitura degli stati e dei feudi, in seguito alla rinuncia del padre

1710

Luigi II Naselli dona la contea di Comiso al figlio Baldassare V Naselli e, seguendo l’esempio del padre, veste l’abito talare

1719

Baldassare V Naselli erige una collegiata presso la chiesa Madre (24 luglio)

1724

Baldassare V Naselli è Capitano Giustiziere di Palermo e più volte Deputato del Regno

1727

Baldassare V Naselli impianta una grande cartiera e introduce l’uso del sapone duro detto “alla messinese”

1734

Baldassare V Naselli è inviato a Napoli come ambasciatore, in nome della deputazione del Regno: egli ottiene l’abito della religione dal Gran Maestro di Malta

1746

Baldassare V Naselli è maggiordomo della regina

1747

Baldassare V Naselli diviene maggiordomo del re e capo della casa reale

1753

Baldassare V Naselli muore a Parigi (28 maggio)

1754

Il successore, Luigi III Naselli, riceve l’investitura del principato e della terra d’Aragona, del contado e della terra di Comiso, della baronia, della terra e del caricatore di Castellamare del Golfo e del Feudo di Pumo

1772

Baldassare VI Naselli, sposato con Marianna Alliata, eredita la comarca di Comiso

1808

Muore Luigi IV Naselli, la sua vedova, donna Stefania Galletti di San Cataldo, riceve una lettera nella quale si chiede l’abolizione della feudalità. Baldassare VII Naselli succede a Luigi IV Naselli

1813

Il governatore e segreto Bartolomeo Ferreri, fiduciario di casa Naselli, riceve dai giurati una lettera in cui si domanda l’abolizione della feudalità (2 marzo)

1816

con la soppressione della feudalità in Sicilia, voluta da Ferdinando di Borbone Baldassarre VII Naselli perdette definitivamente il governo della città.

I Naselli a Comiso

Il legame con la città

Il legame della famiglia Naselli con la città di Comiso inizia 4 gennaio 1453 Con Periconio II Naselli che acquista per la somma di 700 once, la baronia di Comiso dal feroce feudatario conte Giovanni Cabrera, costretto a vendere dal Vicerè Lupo Ximenes de Urrea i domini di Comiso, Giarratana e Spaccaforno per saldare gli ingenti debiti ereditati dal padre e contratti per ottenere dalla Corona la remissione delle sue infamie. Si apre per Comiso un’era di vita nuova e feconda salutata dalla popolazione intera con le più grandi e frenetiche dimostrazioni di giubilo, e anche di soddisfazione per essersi sottratta all’aborrito giogo del conte di Modica. La signoria dei Naselli fu per Comiso quanto di più mite e illuminato potevasi desiderare nei duri tempi feudali. Un indice di sicuro sviluppo si registra nell’aumento degli abitanti che nel 1547, un secolo cioè dopo il loro passaggio nelle mani dei Naselli, aumentano fino a 4.371.

Il 20 giugno 1571 Comiso viene elevata a Contea e Gaspare II Naselli viene nominato Conte di Comiso (detto il Conte Rosso) dal re di Spagna Filippo II, per i servigi resigli come combattente nelle Fiandre e nella lotta contro i Turchi. La signoria del conte Gaspare II Naselli è per Comiso il tempo della sua vera risurrezione economica e sociale. Gaspare II Naselli è sepolto nel monumento funebre posto nella Chiesa di S. Antonio (oggi San Francesco) ed è rappresentato sopra il sarcofago come un guerriero dormente, opera realizzata in marmo attribuita ad Antonio Cagini, vigilato in alto da una deliziosa madonnina. L’Abside è stata dichiarata monumento nazionale.

Ma è grazie alla figura di Baldassare V, che la famiglia Naselli raggiunge una posizione di primo piano nella feudalità isolana. Nel 1724 è Capitano Giustiziere di Palermo e più volte Deputato del Regno. Nel 1734 è inviato a Napoli come ambasciatore di Carlo V, in nome della deputazione del Regno, ottiene l’abito della religione dal Gran Maestro di Malta, è pretore a Palermo nel 1737-38. Avendo intessuto buone relazioni con il nuovo sovrano di Napoli e di Sicilia Carlo di Borbone, Baldassare V ascende a una posizione di grande prestigio alla Corte napoletana: nel 1746 è gentiluomo di entrata del re e maggiordomo maggiore della regina Maria Amalia, nel 1747 diviene maggiordomo del re e capo della casa reale e nel 1748 presidente del Supremo Consiglio di Sicilia. Baldassare V è anche un indiscusso imprenditore, fautore di un lungo periodo di benessere economico diffuso nei suoi territori. L’obiettivo del Conte di Comiso, Principe d’Aragona e Barone di Castellammare, è quello di creare benessere attraverso la costruzione di industrie, che ovviamente avrebbero usato manodopera locale. Così, ad esempio, nasce la cartiera di Comiso, l’unica esistente in Sicilia e la prima che inizia la produzione di carta, da quella più ricercata alla più economica, partendo da stracci. Grazie alla sua lungimirante imprenditorialità nascono, nei suoi territori, l’industria del sapone duro, quella delle stoviglie di creta, dei cordami, dei merletti, dei mobili in vimini e delle candele. Viene per questo chiamato a suo tempo “grande artefice di benessere del suo popolo”. Muore a Parigi il 28 maggio 1753 e nella chiesa Madre Santa Maria delle Stelle è stato realizzato un elegante monumento funerario in marmo.

La Cartiera del Principe

Per conoscere da vicino quella che viene identificata come la prima industria della Sicilia. La Cartiera di Comiso iniziò la sua attività nel 1733, su idea del conte Baldassare V Naselli che nel 1723 prese possesso di un mulino già esistente e iniziò i lavori di trasformazione. Il conte, conoscendo bene il territorio, pensò di utilizzare le acque dell’Ippari, un grosso torrente in contrada Giardinello. Lì sorgeva già un mulino, di proprietà del Monastero di Regina Coeli. Naselli provvide all’acquisto e alle modifiche necessarie, con la direzione tecnica di un ingegnere genovese. La Cartiera impiegava diverse categorie di artigiani: fabbri, falegnami, manovali del luogo e esperti cartai genovesi. La Cartiera di Comiso era l’unica della Sicilia, quindi aveva il monopolio. Realizzava sette diversi tipi di carta, dalla più ricercata alla più economica. Venivano anche prodotto cartonacci richiesti dal mercato.
Lo stabilimento era diviso in tre piani. Nella parte inferiore c’erano le molazze, i magli multipli e le vasche da macero. All’esterno vi era una ruota idraulica, mossa dalle acque, che generava l’energia meccanica necessaria al funzionamento del complesso. Al secondo piano c’era la zona in cui arrivava la materia prima, cioè gli stracci. Sullo stesso piano c’erano anche le officine del fabbri e del falegname. Gli stracci venivano selezionati, portati al torrente e immersi in acqua corrente. Poi si mettevano nelle vasche di macerazione, quindi nelle molazze. Si otteneva così una poltiglia, che si immergevano in apposite forme. In ultimo si facevano asciugare.

L’attività di questa prima industria della Sicilia diede l’impulso per farne sorgere altre. Nacquero a Comiso l’industria del sapone duro, delle stoviglie di cera, dei cordami e molte altre. Baldassare V morì nel 1753, ma la cartiera continuò a produrre con successo fino alla metà dell’Ottocento. Un incendio distrusse alcune parti nel 1816, ma riprese la produzione. Purtroppo nel 1844 un altro incendio la distrusse. L’attività venne abbandonata. Dopo cento anni i fratelli Farruggio, acquistati i resti della struttura, la rimisero a posto, acquistarono nuove macchine e avviarono la produzione di carta paglia per circa venti anni. Fu dismessa definitivamente agli inizi degli anni Novanta.

Famiglia Naselli

Genealogia