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“Post Casmenarun fata nitida resurgo”

La storia di Comiso inizia circa 2500 anni fa (tra il VI° ed il V° secolo a.C.) quando già Camarina e Casmene erano parte integrante della Magna Grecia, comparvero nel territorio di Comiso i primi insediamenti provati dalle scoperte archeologiche nel monte “Tabuto”.
Dopo la distruzione di Casmene ad opera del console romano Marcello nel 212 a.C., gli abitanti superstiti di quest’ultima fondarono attorno alla Fonte Diana il primo nucleo abitativo.
Si tratta della fonte più accreditata sulla nascita di Comiso tant’è che nello stemma della città è riportato il motto “Post Casmenarun fata nitida resurgo” che allude alla fondazione di Comiso dopo la distruzione di Casmene.

Il ritrovamento della terma romana nei pressi della fonte con mosaici risalenti al II° sec. a.C. certifica in pieno questa nascita e otto secoli dopo intorno al VI° sec. d.C. fonti parlano di un casale “Comicio” che raggiunge un considerevole sviluppo.
Nel 1125 il casale Jhomiso, così chiamato dagli arabi, è citato su un documento e nel 1168 nella Bolla di papa Alessandro III, è già sviluppato attorno alla sua sorgente dedicata a Diana cacciatrice. Cominciano a nascere le prime chiese, San Nicola e San Biagio, attorno a cui si snoderà la vita successiva degli abitanti. Tra il 1393 ed il 1452 Comiso viene annessa alla Contea di Modica, governata da Bernardo Caprera, il quale in seguito ad una gravissima crisi finanziaria, decide di vendere alcune città del suo “stato”. Comiso è acquistata dal barone Periconio II Naselli con atto rogato il 4 gennaio 1453. Il barone riceve, inoltre, dal sovrano spagnolo il privilegio di poter ricevere il giuramento di vassallaggio dai sudditi di Comiso. La politica illuminata dei signori di Comiso e lo stretto rapporto enfiteutico che Naselli instaura con i propri vassalli contribuisce allo slancio con cui Comiso affronta il Rinascimento, segnato dall’edificazione di altre chiese e dall’elevazione a Conte di Gaspare II°, nel 1571, che fa diventare Comiso una città-stato nella più vasta enclave della contea modicana. La vita serena del borgo feudale viene bruscamente interrotta dal terremotu ranni dell’11 gennaio 1693 che segna uno spartiacque nella vita dei comisani. Le devastazioni del sisma non scoraggiano gli abitanti che si impegnano, stimolati dal conte, a ricostruire più belle di prima le chiese ed i monumenti che hanno subito più danni. Il settecento vede così fiorire i simboli, le due chiese maggiori, attorno a cui si raccolgono i cittadini iniziando una competizione reciproca che oltre ad essere rivalità chiesastica è soprattutto rivalità di classe.
L’abolizione della feudalità nel 1812 segna un altro importante passaggio perché fa si che Comiso venga inserito nel più ampio panorama dei comuni siciliani sottomessi alla corona spagnola per passare all’indomani dell’Unità d’Italia sotto le insegne sabaude. Il periodo postunitario porta verso una normalizzazione della vita politica ed amministrativa con la nascita di importanti monumenti come il mercato Casmeneo, l’edificazione del Palazzo Comunale e l’incorporazione dei beni ecclesiastici (Comiso era molto ricca di case religiose) che consentono al comune di possedere locali necessari per la vita amministrativa e per lo sviluppo politico e sociale dei suoi abitanti.