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La Signoria dei Naselli a Comiso

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Nel 1453, Periconio IV compra la baronia di Comiso dal conte Bernardo Giovanni d Cabrera; nel 1517, Baldassarre I fu investito barone di Diesi, grazie al matrimonio con Isabella, figlia di Luigi Montaperto, barone di Diesi. Nel 1606 Baldassarre III (investito conte di Comiso, barone di Mastra e di Diesi nel 1586) ottenne la licenza di popolare il feudo di Diesi, dove venne edificata Aragona. Il suo successore, Luigi I, nel 1625 fu quindi investito principe di Aragona, per sé, suoi eredi e successori, seguendo la legge del maggiorasco.
Dal matrimonio contratto nel 1634 con Eleonora Carryllo y Toledo nacquero: Baldassarre, nel 1635, da cui trasse origine il ramo “Naselli principi di Aragona”; Emanuele,

nel 1631, da cui trasse origine il ramo “Naselli marchesi Flores”; Francesco, nel 1645, da cui trasse origine il ramo “Naselli duchi di Gela”; infine, Melchiorra, sposa di Ferdinando Tomasi, duca di Palma. Nell’Ottocento, Luigi Naselli Flores contribuì all’insurrezione del 1860 e Garibaldi lo nominò Commissario ispettore per l’intendenza generale dell’ esercito e successivamente Commissario di guerra di prima classe dell’intendenza generale dell’Esercito Nazionale, collaborando con Ippolito Nievo.

Don Goffredo Naselli e Maccagnone (del ramo “Naselli marchesi Flores”) sposò donna Maria Guasconi dei marchesi di Villamena nel 1924, ebbero otto figli tra cui Francesco (1926-2002), ingegnere in telecomunicazioni, e Girolamo (1931-1990), laureato in Architettura, professore universitario aggiunto alla cattedra di restauro a Palermo, di cui ricordiamo il restauro dei mosaici del Duomo di Monreale.

Cronologia dei Naselli a Comiso

(dal 1453 al 1816)

1455

Periconio II Naselli riceve da Re Alfonso l’investitura della baronia e terra di Comiso

1479

Il 3 novembre Pietro Naselli, detto Periconetto, nipote di Periconio II, riceve l’investitura della baronia e terra di Comiso e del feudo della Mastra 

1517

Baldassarre I viene investito barone di Diesi, grazie al matrimonio con Isabella, figlia di Luigi Montaperto, barone di Diesi

1518

Baldassare II Naselli riceve l’investitura della baronia e terra di Comiso e del feudo della Mastra (attuale territorio compreso tra i comuni di Riesi e Mazzarino)

1558

Gaspare II Naselli riceve l’investitura della baronia e terra di Comiso, dei feudi della Mastra e del Diesi

1566

Gaspare II Naselli, detto il Rosso, Sposa Beatrice Aragona

1585

Per iniziativa del conte Gaspare II Naselli, alla Chiesetta della Misericordia viene annesso il pubblico Ospedale detto Monte di Pietà

1586

Il conte Gaspare II Naselli muore il 19 aprile del 1586, all’età di 42 anni e viene sepolto nel monumento funebre posto nella Chiesa di S. Antonio (oggi San Francesco). La signoria del conte Gaspare II Naselli era stata per Comiso il tempo della sua vera resurrezione economica e sociale. Beatrice Aragona Branciforte, tutrice del figlio Baldassare III , riceve l’investitura della contea di Comiso in seguito alla morte del marito

1606

Baldassare III (investito conte di Comiso, barone di Mastra e di Diesi nel 1586) ottiene la licenza di popolare il feudo di Diesi, dove venne edificata Aragona. Il suo successore, Luigi I

1614

Luigi I Naselli riceve l’investitura della terra e del contado di Comiso

1625

Luigi I Naselli ottiene il titolo di principe d’Aragona. Viene investito principe di Aragona, per sé, suoi eredi e successori, seguendo la legge del maggiorasco

1640

Luigi I Naselli viene nominato vicerè della provincia di Cosenza

1674

Baldassare IV Naselli ottiene l’investitura del contado di Comiso e del principato di Aragona

1679

Baldassare IV Naselli ottiene l’investitura della terra e della baronia di Casalnuovo (NA)

1693

Il disastroso terremoto che interessò tutto il val di Noto, rase al suolo una parte del Castello e le maggiori chiese cittadine e fece 90 morti.

1694

Baldassare IV Naselli ottiene l’onorificenza del Teson d’oro

1698

Baldassare IV Naselli acquista la baronia e la terra della Tonnara, il caricatore di Castellamare del Golfo e il feudo di Pumo

1702

Baldassare IV rinuncia a tutti i suoi titoli e dona la contea di Comiso al figlio Luigi II Naselli, poi si ritira a vita privata vestendo l’abito talare

1703

Luigi II Naselli riceve l’investitura degli stati e dei feudi, in seguito alla rinuncia del padre

1710

Luigi II Naselli dona la contea di Comiso al figlio Baldassare V Naselli e, seguendo l’esempio del padre, veste l’abito talare

1719

Baldassare V Naselli erige una collegiata presso la chiesa Madre (24 luglio)

1724

Baldassare V Naselli è Capitano Giustiziere di Palermo e più volte Deputato del Regno

1727

Baldassare V Naselli impianta una grande cartiera e introduce l’uso del sapone duro detto “alla messinese”

1734

Baldassare V Naselli è inviato a Napoli come ambasciatore, in nome della deputazione del Regno: egli ottiene l’abito della religione dal Gran Maestro di Malta

1746

Baldassare V Naselli è maggiordomo della regina

1747

Baldassare V Naselli diviene maggiordomo del re e capo della casa reale

1753

Baldassare V Naselli muore a Parigi (28 maggio)

1754

Il successore, Luigi III Naselli, riceve l’investitura del principato e della terra d’Aragona, del contado e della terra di Comiso, della baronia, della terra e del caricatore di Castellamare del Golfo e del Feudo di Pumo

1772

Baldassare VI Naselli, sposato con Marianna Alliata, eredita la comarca di Comiso

1808

Muore Luigi IV Naselli, la sua vedova, donna Stefania Galletti di San Cataldo, riceve una lettera nella quale si chiede l’abolizione della feudalità. Baldassare VII Naselli succede a Luigi IV Naselli

1813

Il governatore e segreto Bartolomeo Ferreri, fiduciario di casa Naselli, riceve dai giurati una lettera in cui si domanda l’abolizione della feudalità (2 marzo)

1816

con la soppressione della feudalità in Sicilia, voluta da Ferdinando di Borbone Baldassarre VII Naselli perdette definitivamente il governo della città.

I Naselli a Comiso

Il legame con la città

Il legame della famiglia Naselli con la città di Comiso inizia 4 gennaio 1453 Con Periconio II Naselli che acquista per la somma di 700 once, la baronia di Comiso dal feroce feudatario conte Giovanni Cabrera, costretto a vendere dal Vicerè Lupo Ximenes de Urrea i domini di Comiso, Giarratana e Spaccaforno per saldare gli ingenti debiti ereditati dal padre e contratti per ottenere dalla Corona la remissione delle sue infamie. Si apre per Comiso un’era di vita nuova e feconda salutata dalla popolazione intera con le più grandi e frenetiche dimostrazioni di giubilo, e anche di soddisfazione per essersi sottratta all’aborrito giogo del conte di Modica. La signoria dei Naselli fu per Comiso quanto di più mite e illuminato potevasi desiderare nei duri tempi feudali. Un indice di sicuro sviluppo si registra nell’aumento degli abitanti che nel 1547, un secolo cioè dopo il loro passaggio nelle mani dei Naselli, aumentano fino a 4.371.

Il 20 giugno 1571 Comiso viene elevata a Contea e Gaspare II Naselli viene nominato Conte di Comiso (detto il Conte Rosso) dal re di Spagna Filippo II, per i servigi resigli come combattente nelle Fiandre e nella lotta contro i Turchi. La signoria del conte Gaspare II Naselli è per Comiso il tempo della sua vera risurrezione economica e sociale. Gaspare II Naselli è sepolto nel monumento funebre posto nella Chiesa di S. Antonio (oggi San Francesco) ed è rappresentato sopra il sarcofago come un guerriero dormente, opera realizzata in marmo attribuita ad Antonio Cagini, vigilato in alto da una deliziosa madonnina. L’Abside è stata dichiarata monumento nazionale.

Ma è grazie alla figura di Baldassare V, che la famiglia Naselli raggiunge una posizione di primo piano nella feudalità isolana. Nel 1724 è Capitano Giustiziere di Palermo e più volte Deputato del Regno. Nel 1734 è inviato a Napoli come ambasciatore di Carlo V, in nome della deputazione del Regno, ottiene l’abito della religione dal Gran Maestro di Malta, è pretore a Palermo nel 1737-38. Avendo intessuto buone relazioni con il nuovo sovrano di Napoli e di Sicilia Carlo di Borbone, Baldassare V ascende a una posizione di grande prestigio alla Corte napoletana: nel 1746 è gentiluomo di entrata del re e maggiordomo maggiore della regina Maria Amalia, nel 1747 diviene maggiordomo del re e capo della casa reale e nel 1748 presidente del Supremo Consiglio di Sicilia. Baldassare V è anche un indiscusso imprenditore, fautore di un lungo periodo di benessere economico diffuso nei suoi territori. L’obiettivo del Conte di Comiso, Principe d’Aragona e Barone di Castellammare, è quello di creare benessere attraverso la costruzione di industrie, che ovviamente avrebbero usato manodopera locale. Così, ad esempio, nasce la cartiera di Comiso, l’unica esistente in Sicilia e la prima che inizia la produzione di carta, da quella più ricercata alla più economica, partendo da stracci. Grazie alla sua lungimirante imprenditorialità nascono, nei suoi territori, l’industria del sapone duro, quella delle stoviglie di creta, dei cordami, dei merletti, dei mobili in vimini e delle candele. Viene per questo chiamato a suo tempo “grande artefice di benessere del suo popolo”. Muore a Parigi il 28 maggio 1753 e nella chiesa Madre Santa Maria delle Stelle è stato realizzato un elegante monumento funerario in marmo.

La Cartiera del Principe

Per conoscere da vicino quella che viene identificata come la prima industria della Sicilia. La Cartiera di Comiso iniziò la sua attività nel 1733, su idea del conte Baldassare V Naselli che nel 1723 prese possesso di un mulino già esistente e iniziò i lavori di trasformazione. Il conte, conoscendo bene il territorio, pensò di utilizzare le acque dell’Ippari, un grosso torrente in contrada Giardinello. Lì sorgeva già un mulino, di proprietà del Monastero di Regina Coeli. Naselli provvide all’acquisto e alle modifiche necessarie, con la direzione tecnica di un ingegnere genovese. La Cartiera impiegava diverse categorie di artigiani: fabbri, falegnami, manovali del luogo e esperti cartai genovesi. La Cartiera di Comiso era l’unica della Sicilia, quindi aveva il monopolio. Realizzava sette diversi tipi di carta, dalla più ricercata alla più economica. Venivano anche prodotto cartonacci richiesti dal mercato.
Lo stabilimento era diviso in tre piani. Nella parte inferiore c’erano le molazze, i magli multipli e le vasche da macero. All’esterno vi era una ruota idraulica, mossa dalle acque, che generava l’energia meccanica necessaria al funzionamento del complesso. Al secondo piano c’era la zona in cui arrivava la materia prima, cioè gli stracci. Sullo stesso piano c’erano anche le officine del fabbri e del falegname. Gli stracci venivano selezionati, portati al torrente e immersi in acqua corrente. Poi si mettevano nelle vasche di macerazione, quindi nelle molazze. Si otteneva così una poltiglia, che si immergevano in apposite forme. In ultimo si facevano asciugare.

L’attività di questa prima industria della Sicilia diede l’impulso per farne sorgere altre. Nacquero a Comiso l’industria del sapone duro, delle stoviglie di cera, dei cordami e molte altre. Baldassare V morì nel 1753, ma la cartiera continuò a produrre con successo fino alla metà dell’Ottocento. Un incendio distrusse alcune parti nel 1816, ma riprese la produzione. Purtroppo nel 1844 un altro incendio la distrusse. L’attività venne abbandonata. Dopo cento anni i fratelli Farruggio, acquistati i resti della struttura, la rimisero a posto, acquistarono nuove macchine e avviarono la produzione di carta paglia per circa venti anni. Fu dismessa definitivamente agli inizi degli anni Novanta.

Famiglia Naselli

Genealogia

I Naselli a Comiso

Atto di Nomina a Contea

Privilegio con cui Filippo Il di Spagna nomina d. Gaspare II Conte di Comiso

Nos PHILIPPUS ETC.
.. Recognoscimus, et notum facimus tenore praesentium universis nobilitati ac virtuti deberi compertum est, ut quo utroque re ornatus quis existat, eo faciliter liberalitatem nostram experiatur; quare considerantes generis candorem, ac obsequia per Spect. Nobis dilettum Gasparem de Nasellis barone de Gomiso multis in rebus, tam a se, quam a progenitoribus suis, tam nobis, quam nostris praestita, merito quidem majoris honoris titulo provehamus, ut eo modo auctus in nostrum ministerium incumbat, caeterisque exemplum exhibeat, ut ad idem capescendum promptiores efficiantur; unde cum a nobis modo petierit, ut Terram del Gomiso, quam praefato nostro ulterioris Siciliae Regno in modo mettobis, et a nosta Regia Curia, et legitimis titulis habere dicitur, cum ipsius castris, terris, casalibus, hominibus, vassallis, vassallorumque redditibus, juribus, actionibus, juridictionibus, et integro eorum statu, alisque pertinentiis juxta formam suorum privilegiorum et investituram in Comitatus titulum eligeremus, nos praenarratis attentis libenti animo jus postulatis duximus annuendum tenore presentium cunctis perpetuo temporibus valiturum ex certa scientia, motuque nostro proprio, regiaque auctoritate nostra deliberate, et consulto predittam Baroniam del Gomiso, quam prefactus Gaspar de Nasellis habere dicitur, in Comitatus titulum ereximus, decoravimus, illustravimus, et insignivimus, prout earumdem tenore erigimus, decoramus, et insignimus, ipsumque Gasparem de Nasellis, suosque haeredes, et successores ordine successivo Comites del Gomiso dicimus et nominamus ab alisque in omnibus, et quibuscumque actibus et scripturis dicimus et nominare volumus, et perpetuo reputari, decernentes et volentes ut deinces dittus Gaspar de Nasellis suosque haeredes, et successores praefati omnibus, et singulis gratis, privilegiis, prerogativis, juribus, dignitatibus, favoribus, immunitatibus, preheminentis, libertatibus, et exemptionibus uti, frui, et gaudere possent, et valeant. . . consuetudine, vel de jure, ita ut in parlamentis, aggregationibus Titulatorum, et Baronum ejusdem Regni [Siciliae], et aliorum per Nos, et Successores nostros, et Proreges in ditto Regno pro tempore existentes, faciendis tamquam Comites del Gomiso vocari, tractari et honorari debeant, et a nobis et ipsis sua dignitas, gradus, et locus observetur, statuentes, et declarantes expresse, quod praesentis tituli concessionis privilegium sit, et esse debeat ditto Gaspari de Nasellis, suisque heredibus, et successoribus predictis omni futuro tempore stabile, reale, validum, atque firmum, nullumque in judiciis, et extra sentiat dubbietatis objectum, defectum, incommodum, aut noxiam, et cujuslibet alterius detrimentum, sed in suo semper robore et firmitate perseveret, fidelitate tamen nostra, juribusque nostris, vel alterius semper salvis. Illustri propterea Spect. Nob. ac Magnificis Consiliaris, et fidelibus nostris, Proregi, e Capitaneo generali nostro, Magistro Justiciario, presidentibus nostrae M. R. C. et Patrimoni, ac Sagre Coscientie Iudicibus dittae R. C., Magistris Rationalibus, Tesaurario et Conservatori nostri Regii Patrimoni, Advocatis quoque, et Procuratoribus Fiscalibus, caeterisque demum universis et singulis Officialibus, et Subditis nostris majoribus et minoribus quavis auctoritate fungentibus tam presentibus, quam futuris in ditto Regno constitutis et costituendi dicimus, precipimus et jubemus, quatenus presentem nostram concessionem, omniaque, et singula desuper contenta a prima linea usque ad ultimam praefato Gaspari de Nasellis, eiusque heredibus et successonibus teneant et observent, tenerique et observari faciant per quoscumque inviolabiliter juxta eorum seriem, continentiam et tenorem pleniorem, cauti secus agere, fierive permictere ratione aliqua, sive causa pro quanto Ufficiales et Subiti nostri preditti gratiam nostram charam habent ac praeter irae, et indignationis nostrae incursum penam unciarum mille nostris inferendarum herariis cupiunt evitare. In cujus rei testimonium praesentes fieri jussimus nostro communi negociorum prefati ulterioris Sicilia Regni sigillo impendenti munitas.
Dat. in Oppido nostro Madricii die 20 mensis Junii anno a Nativitate domini 1571.
Regnorum autem nostrorum videlicet Hyspaniarum et Ulterioris Siciliae 16, Citerioris vero, Hyerusalem, et aliarum Regnorum 18.
IO EL REY

(Estratto dalla cit. Genealogia cronostorica della cospicua e nobilissima Famiglia Naselli del Lo PRESTI, Pag. 56-61).

Traduzione:

Noi Filippo ECC.
.. Riconosciamo, e facciamo sapere, che è stato scoperto che tutto il presente è dovuto a nobiltà e virtù, sicché chi sarà adornato di entrambe queste cose, più facilmente sperimenterà la nostra liberalità; pertanto considerando la bianchezza della razza e l’obbedienza secondo Spect. Promuoviamo il nostro amato Gaspar de Naselli, barone de Comiso, in molte cose, sia da sé che dai suoi progenitori, sia a noi che ai nostri, con il titolo di maggior onore, per merito, affinché possa così accrescersi nel nostro servizio, e dare l’esempio agli altri, affinché siano resi più pronti ad afferrarlo; onde ci ha appena richiesto la Terra di Comiso, che voi darete al nostro suddetto ulteriore Regno di Sicilia, e che si dice abbia da noi la Regia Corte, e titoli legittimi, insieme allo stesso accampamento, terre, casolari, uomini , vassalli, e le rendite ed i diritti dei vassalli , e noi deliberatamente erigemmo, decorammo, illuminammo e nobilitammo la suddetta Baronia del Comiso, che si dice abbia il suddetto Gaspar de Nasellis, a titolo di Contea, secondo il tenore. dei medesimi erigiamo, decoriamo, ed insegniamo, e Gaspar de Nasellis stesso, ed i suoi eredi, e successori in ordine successivo Diciamo e nominiamo i Conti del Comiso da altri ed in tutti, e da qualunque atti e scritti diciamo e desideriamo nominare, e farsi considerare per sempre, decidendo e volendo che il detto Gaspar de Nasellis ed i suoi eredi e successori dei predetti, gratuitamente, privilegi, prerogative, usino, godano e godano dei loro diritti, dignità, favori , immunità, prerogative, libertà ed esenzioni, ed essere forti. . . per consuetudine, o per diritto, tanto da essere chiamati, trattati, ed onorati come Comtes del Gomiso nei parlamenti, adunanze dei Titolari, e Baroni del medesimo Regno [di Sicilia], e d’altri per mezzo nostro, e dei nostri Successori, e i Viceré attualmente esistenti nel detto Regno, e la loro dignità, rango e posizione siano osservati da noi e da loro stessi, stabilendo e dichiarando espressamente che il privilegio della presente concessione del titolo è, e dovrebbe essere, al detto Gaspare de Naselli, ed ai suoi eredi e successori predetti, in tutti i tempi futuri, stabili, reali, forti e fermi, e no nei giudizi, e fuori dovesse sentirsi oggetto di dubbio, di fallimento, disagio, o nocività, e la perdita di chiunque altro, ma continuerà nella sua forza e fermezza, salvando sempre la nostra fedeltà e i nostri diritti, o quelli degli altri. Illustre quindi Spect. Noi ed ai Magnifici Consiglieri, ed ai nostri fedeli, il Viceré, dal nostro Capitano Generale, al Magistrato Giustizia, ai Presidenti del nostro M. R. C. e Patrimonio, ed ai Sagre Giudici di Coscienza del detto R. C., ai Maestri Razionali, al Tesoriere e Conservatore di il nostro Regio Patrimonio, anche gli Avvocati, ed i Responsabili Fiscali, ed infine il resto A tutti e ciascuno dei nostri Ufficiali, ed ai nostri Sudditi, maggiori e minori, agenti in qualunque autorità, presente e futura, istituita e da istituire nel detto Regno, diciamo, comandiamo e comandiamo, per quanto di nostra presente concessione, e tutto ed ogni dettaglio sopra contenuto, dalla prima riga all’ultima, al suddetto Gaspare di Nasellis, ed ai suoi eredi e successori, a tenere e osservare, e tenere e far sì che chiunque sia osservato inviolabilmente secondo la sua serie, moderazione e tenore più completo, agire con cautela altrimenti, se possibile, consentire per qualsiasi motivo o causa per la quale i nostri Ufficiali e Aiutanti sopra menzionati hanno il nostro cara grazia e oltre all’attacco della nostra collera e indignazione, desiderano evitare che venga inflitta ai nostri tesori la pena di mille once. In fede di che abbiamo disposto che i nostri affari comuni siano fatti in presenza del suddetto ulteriore sigillo del Regno di Sicilia.

Dà nella nostra Città di Madrid il 20 giugno dell’anno della Natività del Signore 1571.
E dei nostri regni, cioè 16 della Hispania e della Sicilia ulteriore, e 18 dell’ulteriore, Gerusalemme e altri regni.
IO EL REY