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COMISO AL TEMPO DEL CONTE BALDASSARE V NASELLI “La storica cartiera di Comiso”di Luigi Costanzo

Come l’intuizione imprenditoriale di un singolo uomo può cambiare le sorti di tutto un territorio… Così è stato nel caso del Conte Baldassare V Naselli, indiscusso fautore di un lungo periodo di benessere socio-economico per Comiso e per il suo hinterland. Tutto ebbe inizio nel 1733 con l’avvio dell’attività della storica cartiera il cui grande successo spinse tanti a creare nella zona altre redditizie attività imprenditoriali. Ripercorrere la nostra storia può essere utile anche per ritrovare coraggio ed energia, talvolta affievolitisi nel tempo… (G. Catanzaro e Z. Navarra)

Prima di parlare della “storica cartiera” (prima industria nata a Comiso), è bene fare conoscere al lettore una breve storia di alcuni personaggi del “Casato Naselli” tra conti, baroni e principi, che hanno retto le sorti della città per un lunghissimo periodo che va dal 1296 al 1799.

Tralasciamo le origini della dinastia Naselli, che ci porterebbero molto lontano e fuori tema.

Ci soffermeremo invece su quello che fu per Comiso un personaggio molto apprezzato, il conte barone Baldassare V, succeduto a Luigi II per investitura nel 1711.

Questo personaggio fu un ottimo politico, fu ambasciatore di CarloV, ricoprì cariche importantissime, fu uno dei fautori della pace tra Carlo V d’Austria e Filippo V di Spagna, regnanti questi, che si contendevano a suon d’armi il Regno di Napoli e Sicilia. Difatti, fu proprio Baldassare V che in occasione del Congresso di Cambray, riuscì con la sua abilità burocratica a mettere d’accordo i due regnanti il 30 Aprile 1725, ristabilendo la pace.

Oltre che essere un valido e apprezzato politico, fu un intraprendente industriale.

Il suo scopo era soprattutto quello di creare nella sua Comiso un certo benessere attraverso la creazione di industrie che avrebbero impiegato della mano d’opera ottenendo per contro dei prodotti da commerciare, (il che significava migliorare il benessere socio-economico dei cittadini).

A tale scopo, conoscendo bene il territorio, pensò di utilizzare le acque dell’Ippari, grosso torrente in contrada Giardinello.

Lì sorgeva da tempo un mulino la cui proprietà era del Monastero di Regina Coeli.

Ebbene, il conte provvide all’acquisto ed effettuò le necessarie modifiche ed ampliamenti utilizzando la direzione tecnica di un ingegnere genovese, certo Michelangelo Cannape, esperto di industrie della carta.

Così nacque la cartiera di Comiso che iniziò la produzione nel 1733.

Dopo i lavori di adattamento, furono utilizzate diverse categorie di artigiani tra i quali fabbri, falegnami, manovali del luogo e degli esperti cartai fatti venire dalla lontana Genova.

Il successo fu immediato e sorprendente, anche perché la cartiera di Comiso era l’unica esistente in Sicilia, quindi ebbe il monopolio di questo prodotto.

La carta prodotta era suddivisa in sette diversi tipi, dalla più ricercata alla più economica. Furono a tale scopo date delle denominazioni: “ il fioretto” – “la pagherò” – “la monaca” – “la reale” – “la cacciatore” – “la Comiso” – e la carta filigranata, dove si intravedeva lo stemma del casato dei Naselli. Inoltre fu creata una zona dell’opificio dove venivano prodotti cartonacci richiesti dal mercato.

La materia prima era costituita da stracci. A tale scopo, per assicurare l’approvvigionamento di tale materia prima, il capomastro responsabile fece emettere una circolare con cui si proibiva l’esportazione di stracci in tutta la Val di Noto per la durata di un anno ; tale circolare fu rifatta proibendo l’esportazione di tale materia prima, per la durata di dieci anni.

Lo stabilimento era diviso in tre piani.

Nella parte inferiore si trovavano le molazze, i magli multipli e le vasche da macero.

All’esterno una ruota idraulica, mossa dalle acque del torrente, generava l’energia meccanica necessaria al funzionamento del complesso.

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Articolo A cura di GIUSEPPE CATANZARO e ZAIRA NAVARRA – The International Association of Lions Clubs – Distretto 108 YB Sicilia – Anno Sociale 2008-2009